Venerdì 26 maggio i lavoratori dei trasporti italiani, dipendenti di aziende pubbliche e private che gestiscono servizi locali ea lunga percorrenza, hanno scioperato per 24 ore, insieme a molti lavoratori della scuola pubblica. I conducenti di treni, tram e autobus hanno iniziato uno sciopero con gli insegnanti in ben 25 città diverse, ea Trieste si sono uniti i lavoratori portuali, tutti chiedendo salari più alti, lavoro sicuro e migliori condizioni di lavoro. A Milano, Napoli e Torino, gli scioperanti hanno sfilato per il centro cittadino scandendo:Abbassate le armi, alzate i salari!(Abbasso le pistole, con lo stipendio!).
A Roma scolari e studenti hanno risposto all’appello del sindacato Unione sindacale di base (USB), manifestato davanti al Ministero della Pubblica Istruzione. In Lombardia i servizi ferroviari di Trenord sono stati sospesi per 24 ore, mentre Trenitalia ha scioperato dalle 09:00 alle 17:00. A Napoli è stato sospeso per 24 ore l’intero sistema di trasporto pubblico, comprese metro, bus, tram e funivie, come anche a Torino e Palermo. I lavoratori scioperarono anche a Genova, Firenze, Livorno, Bari e Catania. Anche i dipendenti dei caselli autostradali delle principali autostrade hanno scioperato, provocando lunghe code.
Gli scontri sono scoppiati a Milano quando gli aggressori si sono spostati verso la sede dell’associazione di categoria Confindustrias, presidiata in maniera massiccia. I manifestanti hanno cercato di sfondare le barriere e hanno lanciato pomodori e uova. La polizia, rinforzata dalla polizia militare, ha risposto con scudi e manganelli.
Alcuni servizi ferroviari ad alta velocità, come Frecce e ICE, sono stati esclusi dallo sciopero. Sono state esentate dallo sciopero del transito anche la città di Roma e le regioni alluvionate Emilia-Romagna e Marchi, così come il traffico aereo. Negli aeroporti domenica 4 giugno è stato proclamato uno sciopero nazionale.
Le principali richieste sono state: aumenti della paga mensile con un valore netto di 300 euro e adeguamento della paga all’inflazione. retribuzione oraria minima di 10 euro per coloro il cui reddito è ancora al di sotto di tale livello; e la fine dei lavori precari, temporanei e poco retribuiti.
Ci sono stati diversi scioperi in Italia a maggio che chiedevano salari più alti e maggiore sicurezza sul lavoro. Questi scioperi fanno parte di un crescente movimento nella classe lavoratrice europea, da Francia, Spagna e Regno Unito, agli allarmanti movimenti di sciopero in Germania e Scandinavia, e ai recenti scioperi degli insegnanti in Romania.
I lavoratori dei trasporti in Italia hanno iniziato uno sciopero nazionale di quattro ore il 2 maggio. I controllori di volo hanno scioperato il 3 maggio, supportati dal personale di cabina di Air Dolomiti e Vuelding. Il 19 maggio il personale di terra di tutti gli aeroporti italiani ha scioperato per protestare contro lo sfruttamento, la fame e le precarie condizioni di lavoro. In ITA Airways, l’erede di Alitalia, che sta per essere rilevata da Lufthansa, ci sono già stati diversi scioperi sul lavoro per protestare contro il taglio di 4.000 posti di lavoro.
Il movimento di sciopero è diretto contro le tendenze pro-imprenditoriali, e contro le politiche sociali e di guerra del governo del premier Giorgia Meloni, del partito fascista Fratelli d’Italia. Il governo Meloni sta cercando di prolungare fino al 2024 il contratto collettivo scaduto nel settore pubblico, per sostituirlo con bonus inflazionistici casuali e sbilanciati per far fronte ai vincoli di bilancio dettati da Bruxelles.
Il governo ha adottato una nuova ordinanza sul lavoro e sugli affari sociali che prevede tagli ai diritti sociali e un allentamento delle norme sui contratti di lavoro a breve termine. A maggio, i tre sindacati tradizionali CGIL, CISL e UIL hanno organizzato tre grandi manifestazioni contro questa politica, a cui hanno partecipato da 30.000 a 40.000 lavoratori ciascuno nelle città di Bologna, Milano e Napoli.
Meloni attua sgravi fiscali per imprenditori e ricchi. In modo popolare paragona le tasse sulle piccole imprese e sui lavoratori autonomi alla protezione della mafia. Il suo ministro delle Finanze, Giancarlo Giorgetti (della Lega), ha tagliato di tre quarti la tassa sui profitti di lusso delle società energetiche, introdotta dal predecessore di Meloni, Mario Draghi. Un altro regalo fiscale che il governo sta valutando è l’abolizione della maggiorazione in Italia sulle vetture ad alte prestazioni Ferrari, Lamborghini e Maserati.
La Meloni sta inoltre procedendo alla graduale eliminazione del Reddito di cittadinanza. Questa promessa elettorale è stata fondamentale per il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. Pur trattandosi solo di una goccia nel secchio, il provvedimento ha fornito un contributo sociale aggiuntivo a circa un milione di bisognosi, pari a 780 euro. Già nel novembre 2022 la Meloni aveva annunciato, tra il plauso dei partner Ue e dei mercati finanziari, che avrebbe finanziato il reddito di cittadinanza solo per un periodo limitato nel 2023, e lo avrebbe abolito del tutto dal 2024.
Allo stesso tempo, la povertà sta aumentando in Italia. Secondo il rapporto Caritas sulla povertà, 5 milioni di italiani vivono in condizioni di estrema povertà. Il Sud Italia, in particolare, è diventato una casa dei poveri: lì la povertà è raddoppiata negli ultimi 10 anni, e ora rappresenta il 10 per cento della popolazione. In tutta Italia, 1,4 milioni di bambini sono a rischio povertà. La disoccupazione giovanile è in aumento, così come l’incertezza delle condizioni di lavoro, su cui risentono in modo particolare gli immigrati, che costituiscono quindi una buona parte dei “poveri assoluti”. Mentre il 7,2 per cento di tutti gli italiani è povero, la povertà colpisce uno su tre (32,4 per cento) della popolazione immigrata.
La forte disuguaglianza sociale non è dovuta solo alle donazioni fiscali ai ricchi e agli uomini d’affari o alle misure di austerità dettate dall’Unione Europea. Anche la politica di guerra consuma miliardi. Nella sua politica militare, Giorgia Meloni prosegue la rotta pro-Nato delineata da Draghi. Sostiene l’Ucraina con aiuti militari ed economici, e in Italia arma l’esercito e lo stato di polizia. A marzo ha visitato il presidente Volodymyr Zelensky a Kiev, dove gli ha promesso un sistema di difesa aerea. Pochi giorni fa ha ricevuto a Roma la visita di ritorno del Capo dello Stato dell’Ucraina.
La Meloni fa del suo meglio per sottolineare di essere d’accordo con le tendenze politiche di destra, militariste e molto pericolose dell’Unione Europea. L’Italia, come la Germania, la Gran Bretagna e la Francia, deve prepararsi a una terza guerra mondiale a spese della popolazione attiva.
L’unica risposta a questo è la lotta comune della classe operaia europea contro il capitalismo. Per opporsi agli attacchi al lavoro, al salario e ai diritti democratici, deve essere stabilita l’unità internazionale della classe operaia, su base socialista. Ciò richiede l’urgente necessità di costruire una leadership rivoluzionaria, una sezione del Comitato Internazionale della Quarta Internazionale (ICFI) in Italia.
I sindacati italiani sono, come in altri paesi, agenti agenti del capitale. In questa veste collaborano strettamente non solo con i socialdemocratici del Partito Democratico (PD), che hanno attuato massicci tagli sociali al governo, ma anche con la Meloni. Ad esempio, Maurizio Landini, presidente della CGIL, il più grande sindacato, ed ex membro del Partito Comunista Italiano (PCI), ha invitato Meloni a parlare alla recente conferenza sindacale della CGIL.
Poiché i tradizionali sindacati CGIL, CISL e UIL sono così intrecciati nell’economia italiana, i membri li stanno abbandonando a frotte. Il sindacato USB, che il 26 maggio ha indetto uno sciopero, e altri sindacati come Cobas, CUB, ecc., stanno cercando di colmare questo vuoto. Ma i loro atteggiamenti e punti di vista patriottici differiscono poco da quelli dei vecchi burocrati sindacali.
I sindacati indicono spesso scioperi di un giorno per mantenere il controllo su un movimento in crescita e per prevenire una rivolta sociale contro la guerra e il capitalismo. I loro leader sono associati a partiti di pseudo-sinistra e stalinisti in Italia, come Rifondazione Comunista (PRC) e il Partito Comunista Italiano (PCI) di recente costituzione, Potere Al Popolo (PaP), Sinistra Italiana e Demokratene (PD). Sia il leader dell’USB Pierpaolo Leonardi che il leader del Cobas Piero Bernocchi sono vicini a Rifondazione Comunista, che negli anni dal 2006 al 2008 ha sostenuto la politica di tagli di bilancio e di guerra del governo Romano Prodi.
I burocrati unionisti hanno appoggiato i Democratici (PD) nelle recenti elezioni amministrative, ammesso che abbiano parlato. La nuova leader del Pd Ellie Schlein, 38 anni, con la relativa giovinezza come unico asso nella manica, ha iniziato la sua carriera nella squadra della campagna americana di Barack Obama ed è ora vicepresidente della regione Emilia-Romagna per due anni. Tuttavia, le politiche fallimentari del cosiddetto “campo di sinistra” nelle elezioni amministrative hanno portato a un’altra elezione, questa volta una vittoria elettorale più significativa per la destra e i fascisti nella circostante contea di Meloni.
In Emilia-Romagna questa politica fallimentare è particolarmente evidente. La recente massiccia alluvione, che ha causato 15 vittime, sta spietatamente esponendo i suoi errori. In questa regione, dove il “campo di sinistra” è stato al potere per 78 anni, tutto ciò che era necessario per prevenire alluvioni, frane e altri disastri è stato completamente trascurato.
Non solo l’infrastruttura è stata trascurata, il terreno è stato asfaltato, i fiumi sono stati raddrizzati e le montagne sono state disboscate, ma anche i tanto attesi lavori della diga sono stati ripetutamente rinviati. Anche le misure di austerità applicate nel settore pubblico stanno facendo sentire il loro peso. C’è una carenza di lavoratori istruiti e pagati dignitosamente, inclusi agronomi, urbanisti, ingegneri civili e delle infrastrutture, vigili del fuoco, assistenti sociali e molti altri.
La catastrofica alluvione mostra il vero volto della crisi capitalista. Mentre i funzionari di Roma e Bologna ora discutono tra loro sulla responsabilità e sulle risorse finanziarie, la popolazione della regione alluvionata è lasciata a se stessa e deve fare affidamento sull’aiuto dei volontari.
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